Corpi disabili e resilienti


Dal libro Felicemente Seduta, il punto di vista di un corpo disabile e resiliente di Rebekah Taussig:

“La disabilità è determinata tanto (se non di più) dal contesto quanto dal corpo. Ad esempio, prima che venissero inventati gli occhiali, la nostra popolazione includeva un numero molto più grande di persone categorizzate come cieche. La tecnologia ha cambiato l’esperienza di moltissimi corpi e, quando gli occhiali da vista sono stati integrati nella nostra industria della moda, lo stigma intorno alla vista che devia dall’‘idea’ dei 20/20 è cambiato (infatti nella mia vita ho indossato un discreto numero di occhiali da vista finti; è una cosa che si fa). Non consideriamo chi indossa gli occhiali una persona con disabilità, anche se quella stessa persona sarebbe stata considerata disabile in un altro tempo e luogo. 

E alla fine, le persone entrano ed escono dallo stato di disabilità: si rompono un arto o si ammalano o hanno terribili dolori mestruali o sono incinta oppure (ops!) invecchiano e improvvisamente si ritrovano a sperimentare limitazioni invalidanti. Se viviamo abbastanza a lungo, tutti noi, senza eccezioni, diventeremo disabili. Questo è un prerequisito del fatto di avere e di vivere in un corpo. L’idea che alcuni di noi rimangano stabilmente nella categoria di ‘corpo abile’ è una falsità. Un mondo che si basa su velocità, produttività (più, più, sempre di più), che ha troppi pochi bagni (e troppe poche pause per andare in bagno) non considera o non si preoccupa dei corpi reali in cui viviamo. In altre parole, l’abilismo ha conseguenze su tutti noi, sia che ci consideriamo disabili o no.”


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